“Vederlo passeggiare per Pralungo mentre nostra figlia non c'è più è una vergogna. Questa non è giustizia”. Con queste parole amare, Fabrizio Preti, padre di Erika, esprime il dolore e l’esasperazione della sua famiglia. Erika Preti, 28 anni, fu uccisa con 57 coltellate dall’allora fidanzato Dimitri Fricano durante una vacanza in Sardegna l’11 giugno 2017. Una tragedia che ha segnato per sempre la comunità biellese.
Condannato in via definitiva a 30 anni di carcere per l’omicidio, Fricano vive ora ai domiciliari per motivi di salute: obeso, iper fumatore e affetto da patologie che lo rendono, secondo i giudici, incompatibile con la detenzione in carcere. Una decisione che ha lasciato i genitori di Erika sconvolti, soprattutto perché Fricano risiede in una cittadina vicina a loro, rendendo inevitabili gli incontri casuali.
L’agonia di un dolore senza fine “Ogni giorno rischio di trovarlo al supermercato, per strada, in centro. Siamo sempre in allerta e in ansia. Come si fa a stare tranquilli? Con gli anni il dolore per la perdita di Erika peggiora”, racconta Fabrizio Preti. Dal 2022, Fricano può uscire di casa al mattino per sottoporsi a cure mediche e nel pomeriggio girare liberamente in paese.
A peggiorare la situazione è il ritardo nel riesame del caso: il Tribunale di Sorveglianza di Torino, che avrebbe dovuto valutare a novembre un possibile ritorno in carcere, non ha ancora fissato una nuova udienza. “È vergognoso. Lui dovrebbe tornare in carcere o in una struttura, perché a casa non dimagrisce e non guarisce. La sua situazione è come quando è stato trasferito”, denuncia il padre di Erika.

Momenti di tensione e denunce La convivenza forzata nello stesso territorio ha già causato episodi di tensione. “Ad agosto ho incontrato lui e il padre in centro a Biella. Ho perso le staffe e li ho insultati. Il giorno dopo i carabinieri mi hanno chiamato per dirmi che mi aveva denunciato”, racconta Fabrizio Preti, visibilmente provato. La famiglia di Erika si sente abbandonata dalle istituzioni e isolata nella propria battaglia per la giustizia.
Un assassino ai domiciliari L’omicidio di Erika avvenne al culmine di un litigio nella villetta dove la coppia trascorreva le vacanze. Fricano, inizialmente, tentò di far credere che si trattasse di una rapina finita male, ma due settimane dopo confessò il delitto. Condannato a 30 anni, ha beneficiato dei domiciliari per motivi di salute.
Secondo l’ordinanza del Tribunale, Fricano soffre di obesità grave e polineuropatia, condizioni che rendono necessaria un’assistenza non disponibile in carcere. Tuttavia, per i genitori di Erika, questa decisione è una beffa insopportabile.
“Per noi sarà un altro Natale difficile. Dobbiamo stare attenti per non trovarci all’improvviso di fronte all’assassino di nostra figlia”, conclude Fabrizio Preti. Una testimonianza che racchiude tutto il dolore di una famiglia che continua a lottare per una giustizia che sembra sempre più lontana.

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